Faq - Risposte alle domande più frequenti
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Da qualche mese avverto un forte dolore alla spalla con difficoltà ad alzare il braccio. Ho fatto un ecografia che ha evidenziato una calcificazione al tendine del muscolo sovraspinoso. Volevo sapere cosa fare? Mi hanno detto che devo operarmi, è vero?
Risposta
RISPOSTA
Il tendine del sovraspinoso è quello che più frequentemente va incontro a tendinite calcifica per la sua posizione anatomica. La presenza della calcificazione può provocare o aumentare un processo infiammatorio con dolore grave, e se sottovalutata può portare ad una riduzione funzionale dell’arto superiore, facendo risultare difficoltosi gesti quotidiani come pettinarsi, lavarsi, ect. L’intervento chirurgico è indicato in tutti quei casi in cui la lesione tendinea o la presenza di una calcificazione voluminosa sia tale da impedire il normale scorrimento del tendine. In tutti gli altri casi si può intervenire con una terapia non chirurgica, quale l’onda d’urto.
Le onde d'urto (O.U.) sono onde acustiche ad alta energia, caratterizzate da impulsi di intensità elevata, distanziati tra loro nel tempo, tali da non produrre alcun effetto termico. Si caratterizzano per la capacità di eliminare o ridurre di volume le calcificazioni bursali o del tendine, senza effetti collaterali sui tessuti ossei, tendinei e legamentosi. La terapia si esegue dopo avere fatto un esame ecografico di puntamento per evidenziare le sedi della calcificazione, con una frequenza monosettimanale per 4/5 sedute.
Le onde d’urto trovano applicazione in molte altre patologie, in cui la calcificazione rappresenta la causa del dolore, tipo spina calcaneare.
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Quali sono le terapie adeguate alla cura degli strappi muscolari?
Risposta
RISPOSTA
Asprirazione ecoguidata dell’ematoma post – lesione muscolare
Qualunque sia la modalità del trauma, il danno anatomico riscontrabile è rappresentato da una rottura di fibre muscolari, da un loro di stanziamento e dalla comparsa di uno stravaso ematico per concomitante rottura della rete vascolare. L’aspirazione di una raccolta ematica (ematoma) permette di prevenire dei disordini circolatori, linfatici e venosi, inoltre attenua il dolore, riduce la cicatrice, favorisce una restitutio ad integrum in tempi ridotti.
L’indagine diagnostica viene sempre completata con esame comparativo del muscolo sano controlaterale, esame dinamico del muscolo lesionato con power-Doppler al fine di evidenziare possibili lesioni vascolari nel contesto del tessuto muscolare danneggiato. L’aspirazione è realizzata da un operatore esperto, sotto guida ecografia in condizioni di rigorosa asepsi, con un ago spinale da 20- 19 G, dopo anestesia locale.
Per garantire la sterilità del campo operatorio, la sonda ecografica è pulita e disinfettata e coperta da un apposito involucro in plastica trasparente. La trasmissione degli ultrasuoni viene poi garantita dall’uso di gel sterile o di soluzione fisiologica applicata direttamente sulla cute del paziente. L’esame inoltre consente la visualizzazione diretta dell’aspirazione consentendo di modificare la posizione dell’ago in relazione alla quantità di fluido aspirato . Dopo l’aspirazione dell’ematoma è necessario eseguire una fasciatura compressiva per evitare la recidiva dell’ematoma.
L’ecografia muscolo-scheletrica rappresenta, quindi, la tecnica di riferimento di prima istanza in questo tipo di patologia, in particolare,nello sportivo di alto livello, consentendo contemporaneamente diagnosi e trattamento per una drastica riduzione dei tempi di recupero. L’obiettivo è quello di favorire la rigenerazione tissutale a scapito della riparazione fibrosa, impedendo la formazione dello stravaso ematico al fine di avere minore diastasi delle fibre muscolari, quindi minore spazio da “riempire” con neo fibre muscolari, tessuto connettivale, vasi e terminazioni nervose, minori fenomeni infiammatori e minore evoluzione fibrotica.
Laser a Nd-YAG pulsato ad alta intensità (HILTHERAPY) ed Horizzontal Therapy
In associazione vengono prescritte queste due terapie fisiche, al fine di migliorare e stimolare i processi metabolici del muscolo lesionato:
- effetti antiedemigeni
- effetti antinfiammatori
- effetti riparativi
L ’obiettivo ultimo di questa terapia è quello di favorire una corretta cicatrizzazione della lesione al fine di evitare recidive.
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Da cosa sono provocati gli strappi muscolari?
Risposta
RISPOSTA
Le lesioni muscolari riguardano spesso, ma non sempre gli sportivi, indipendentemente dal loro livello di pratica. La lesione muscolare acuta è generalmente prodotta da un meccanismo traumatico di tipo diretto o indiretto. Il primo è generalmente causato da una noxa contundente esterna in grado di determinare un’alterazione anatomo-patologica che può determinare una lacerazione di fibre muscolari.
La lesione muscolare di tipo indiretto o lesione distrattiva (classificata in I/II/III grado) è generalmente causata da un'eccessiva sollecitazione (brusche contrazioni o scatti improvvisi), un improvviso allungamento passivo del muscolo dovuto ad una trazione durante la contrazione o ad una troppo rapida contrazione a partire da una situazione di completo rilassamento muscolare; questo tipo di lesione è piuttosto frequente in ambito sportivo (soprattutto negli sport che richiedono un movimento muscolare esplosivo come sollevamento pesi, baseball, calcio, gare di sprint e di salto) e spesso avviene in condizioni di scarso allenamento o quando il muscolo è particolarmente stanco o impreparato a sostenere lo sforzo (mancato riscaldamento). Sebbene la lesione distrattiva possa colpire qualsiasi muscolo del corpo, le sedi più frequentemente colpite sono gli arti, mentre più raramente si possono riscontrare patologie a carico della muscolatura addominale e dorsale. In particolare negli sportivi sono frequenti lesioni ai muscoli della coscia.
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Che efficacia hanno le cure per l'artrosi?
Risposta
RISPOSTA
I risultati su un campione di circa 500 infiltrazioni su 140 pazienti, dimostrano un miglioramento della sintomatologia dolorosa ed il rallentamento della progressione della patologia artrosica. Un miglioramento globale avviene su tutti i pazienti, naturalmente prima si interviene con un minore danno cartilagineo dell'articolazione interessata, maggiore sarà la risposta positiva al trattamento. La frequenza del trattamento varia da patologia a patologia, ma in generale vengono eseguite 2-3 infiltrazioni a distanza di dieci giorni l' una dall'altra e ripetendo il ciclo in un lasso di tempo che va dai 6 mesi ad un anno.
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Quali novità ci sono nella cura dell’artrosi?
Risposta
RISPOSTA
L'artrosi rappresenta una malattia sociale ad alta incidenza funzionale; il dolore, la difficoltà del movimento penalizzano infatti la qualita' di vita del paziente. Le infiltrazioni endoarticolari ecoguidate rappresentano oggi un’arma in più contro questa patologia. La tecnica consiste nell'iniettare all'interno dell'articolazione (che risultano danneggiate nella componente cartilaginea a causa del processo artrosico) il farmaco da noi scelto usufruendo della guida ecografica. Le articolazioni più interessate sono: anca, spalla, ginocchio, mano e piede. Pratichiamo questa metodica già dal 2003, in accordo con le linee guida della Società Internazionale di Reumatologia; i vantaggi di questa tecnica rispetto all'infiltrazione tradizionale sono: la sicurezza che il farmaco raggiunga la sede richiesta, l'assoluta certezza di evitare durante l' introduzione dell'ago la lesione di arterie vene e nervi che vengono ben evidenziati in ecografia, l'assoluta mancanza di radiazioni ionizzanti. L'ecografia infatti e' una tecnica basata sull'uso di ultrasuoni assolutamente innocui per la salute, fattore che pone questa tecnica come terapia di elezione non chirurgica nella cura dell'artrosi. Il farmaco principalmente utilizzato è l’acido ialuronico ad alto peso molecolare, sostanza che non possiede effetti collaterali e che consente la nutrizione del tessuto cartilagineo stimolandone la ripresa funzionale, con il ripristino di un migliore scorrimento delle superfici articolari con un minore attrito e quindi meno dolore e migliore funzione.
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Da qualche mese soffro di mal di schiena. Mi sono sottoposto ad una terapia farmacologica e ginnastica senza però risolvere il problema. Il mio medico curante mi ha parlato di ozonoterapia. Vorrei sapere cos’è e se è dolorosa.
Risposta
RISPOSTA
Da qualche mese soffro di mal di schiena. Mi sono sottoposto ad una terapia farmacologica e ginnastica senza però risolvere il problema. Il mio medico curante mi ha parlato di ozonoterapia. Vorrei sapere cos’è e se è dolorosa.
Il nostro centro medico da anni si occupa di ozonoterapia e di medicina vertebrale trattando patologie della colonna vertebrale dovute a un problema discale conseguenza di un vizio posturale, di un problema artrosica o di un evento traumatico. E’ noto infatti come tutto ciò può scatenare una lombalgia o una lombosciatalgia resistente ai tradizionali farmaci antinfiammatori.
L’ozonoterapia utilizza una miscela di ossigeno ed ozono somministrata per via intramuscolare sulla sede dell’ernia discale (non chirurgica); ha la proprietà di disidratare l’ernia discale, riducendola di dimensione, risolvendo quindi, alla base, il conflitto disco-radice nervosa responsabile della sintomatologia dolorosa. Non cura quindi solo il sintomo, dolore, ma si prefigge la soluzione della patologia discale.
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Qual è la terapia adeguata alla cura della tenosinovite di De Quervain?
Risposta
RISPOSTA
Qual è la terapia adeguata alla cura della tenosinovite di De Quervain?
Il trattamento conservativo prevede l’uso di un tutore (o taping) che pone il pollice in atteggiamento di riposo funzionale. Per favorire la remissione della fase infiammatoria associamo un ciclo di terapia con laser a Nd-YAG pulsato ad alta intensità (HILTHERAPY). Nel caso in cui il paziente non ottenesse beneficio da questa terapia è possibile ricorrere alla terapia infiltrativa con corticosteroidi nella guaina tendinea.
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Avverto dolore al polso e il mio medico pensa che possa trattarsi della tenosinovite di De Quervain. Di cosa si tratta esattamente?
Risposta
RISPOSTA
La tenosinovite di De Quervain è la piu’ frequente tra le lesioni da sovraccarico che interessano il polso, avviene per un’infiammazione intorno alla guaina tendinea dell’abduttore lungo del pollice e dell’estensore breve del pollice .
Colpisce soggetti che svolgono movimenti ripetitivi e violenti con il polso, infatti si riscontra in musicisti, in ricamatrici, nelle mamme durante l’allattamento e in chi usa molto il mouse e la tastiera del computer I sintomi tipici sono il dolore e la dolorabilità localizzati sulla faccia radiale del polso, alle volte il dolore si irradia lungo l’avambraccio e rende difficili movimenti semplici quali aprire un barattolo, stringere la mano, girare una chiave. Il dolore si associa al rigonfiamento della guaina che assume una consistenza dura. Sintomo frequente è il formicolio al dorso del pollice provocato da un’ irritazione di un piccolo ramo nervoso che decorre lungo la guaina ispessita.
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Da qualche mese soffro di dolore alla spalla ed adesso mi risulta impossibile anche muoverla. Il mio medico curante presuppone che sia una forma di capsulite; cos'è?
Risposta
RISPOSTA
La spalla congelata, o capsulite adesiva, è una malattia complessa e multifattoriale. E’ caratterizzata da una limitazione della motilità attiva e passiva a livello della articolazione scapolo-omerale che si realizza progressivamente passando attraverso differenti stadi. Indipendentemente dalle cause biologiche, il comune denominatore alla base della rigidità meccanica e delle manifestazioni cliniche è la fibrosi della capsula articolare che ne determina una progressiva retrazione ed ispessimento e per la quale Neviaser nel 1945 ha coniato il termine di capsulite adesiva. La capsulite adesiva può essere classificata in primaria, in cui la eziopatogenesi è idiomatica, o secondaria in cui la rigidità articolare compare a seguito di formazione di tessuto cicatriziale capsulare e pericapsulare a seguito di traumi, tendinopatie o interventi chirurgici . In letteratura sono descritte numerose metodiche terapeutiche, sia chirurgiche che conservative, per favorire la distensione della capsula articolare.
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Ho sentito parlare di epicondilite: di cosa si tratta?
Risposta
RISPOSTA
L’epicondilite, o “gomito del tennista”, è una condizione dolorosa che interessa i tessuti molli della superficie laterale del gomito. Il dolore origina in prossimità o in corrispondenza dell’inserzione degli estensori comuni sull’epicondilo e può irradiarsi all’avambraccio e sulla superficie dorsale del polso. Si ritiene che l’epicondilite sia causata da piccole lacerazioni dell’aponeurosi degli estensori provocate dalla contrazione ripetuta contro resistenza dei muscoli estensore radiale breve del carpo e secondariamente l’estensore comune delle dita. Il dolore compare solitamente dopo attività occupazionali o ricreative che comportano movimenti ripetuti di estensione e supinazione del polso contro resistenza. La patologia è indicata sovente con il termine ‘gomito del tennista’, per la frequenza con cui sono colpiti questi atleti, ma può svilupparsi durante altre attività quali trasportare valigie o usare un giravite.
La diagnosi differenziale comprende le neuropatie da intrappolamento del nervo radiale o interosseo, l’osteocondrite dell’articolazione radio-omerale, le lesioni del legamento collaterale, le patologie cervicali con compressione radicolare.
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